Quest’epoca , che prese il nome di Luigi Filippo d’Orlèans, indicò non solo il periodo della sua reggenza, dal 1830 al 1848, ma anche un momento con particolari caratteristiche sociali , artistiche, ed estetiche. Agli arredi sontuosi e raffinati tipici delle dimore sovrane si venne sostituendo uno stile più incline alla funzionalità e alla praticità, seppur con l’intenzione di rendere evidente lo stato di benessere.
Caratteristica principale di questo stile fu senz’altro il passaggio dalle linee neo-classiche a quelle baroccheggianti.
In questo periodo si verificò un ammodernamento industriale e presero forma nuovi ritmi produttivi, le città si ingrandirono, fiorirono negozi e caffè, e divenne più forte la borghesia imprenditoriale e industriale. L’arredamento fu sicuramente influenzato da tutti questi cambiamenti, che diedero vita a nuove esigenze e gusti. Gli arredi, a causa di queste nuove metodologie produttive, entrarono a far parte di quella che fu un’omologazione sociale, divenendo uniformati nello stile e nei materiali. E’ indubbio che l’originalità e la qualità persero campo a favore di una più massiccia produzione, che vide la costruzione in serie di pezzi ed elementi decorativi.
In uno scenario storico-sociale così mutato, crebbe però nell’animo borghese il desiderio di ostentare e manifestare un effimero senso di benessere, che spinse a ricercare un tipo di arredamento sfarzoso, reso tale anche dall’eccessivo uso di tendaggi, tessuti e broccati per superfici e pareti. I legni scuri e caldi tornarono di moda, come il mogano, il palissandro e l’ebano, ma anche il faggio e il noce. Altre scelte stilistiche furono le dorature e i fregi in metallo, le gambe sagomate “en cabriolle” per sedie e poltrone, mentre venne mantenuta nei tavoli la realizzazione con gamba centrale a fusto unico.
La decorazione fu sicuramente impoverita dall’industrializzazione, che conferì ai decori fatti in serie una certa freddezza; si trovarono spesso, scolpite sui braccioli o sui piedi dei tavoli, la foglia dai larghi petali e le palmette; il motivo a “coscia di ranocchio” fu assai caratteristico, così come la cornice a “tulipano”.
Restò in auge tra i motivi decorativi anche l’elemento floreale e a rocaille. Scrivania, libreria e credenza furono pezzi d’alta diffusione in questo periodo, mentre un’innovazione fu sicuramente rappresentata dalla bèrgere, una poltrona di legno intagliato, con tappezzeria in tessuto, e piedini con terminazione a ricciolo.
Per molti mobili di quel periodo, sopratutto in Italia, fu caratteristica la terminazione della zampa detta “ a cipolla”. I mobilieri che conobbero grande fama nel periodo Luigi Filippo furono Alphonse Jacob Desmalter, Alexandre Bellangè e Guillame Grohè.
I mobili in stile Luigi Filippo sono oggi molto accessibili, facilmente riconoscibili per le loro caratteristiche peculiari e sopratutto si prestano bene per essere inseriti in qualsiasi tipo di arredamento desideriate, da quello rustico a quello classico o moderno, proprio per la loro naturale capacità di creare atmosfere pacate e tranquille, nonostante le apparenze lussureggianti di cui sono sovente dotati.